Le prove urodinamiche (o esame urodinamico, esami uro-dinamici) rappresentano un insieme di test diagnostici fondamentali per valutare il funzionamento della vescica e dell’uretra. Se hai problemi come incontinenza, difficoltà nella minzione o sensazione di svuotamento incompleto della vescica, il tuo specialista potrebbe consigliarti di sottoporsi a questi esami per individuare la causa del problema e impostare la terapia più adatta. A Cosa Servono le Prove Urodinamiche o Esami Urodinamici? Le prove urodinamiche permettono di analizzare: La capacità della vescica di riempirsi e svuotarsi correttamente Le pressioni intra-vescicali durante il riempimento e la minzione La funzione dello sfintere urinario e del pavimento pelvico La coordinazione tra muscoli vescicali e uretrali Questi esami sono particolarmente utili per diagnosticare condizioni come l’incontinenza urinaria, la vescica iperattiva, il prolasso degli organi pelvici e la ritenzione urinaria. Quando si Eseguono le Prove Urodinamiche? Le prove urodinamiche vengono generalmente prescritte in presenza di disturbi urinari persistenti che non trovano spiegazione con esami meno invasivi. Sono indicate per chi soffre di: Incontinenza urinaria (da sforzo, da urgenza o mista) Vescica iperattiva, con frequente necessità di urinare Ritenzione urinaria o difficoltà nello svuotamento della vescica Frequenti infezioni urinarie ricorrenti Sospetto di ostruzione urinaria dovuta a problemi neurologici o altre cause Prolasso degli organi pelvici con impatto sulla funzione vescicale Questi test aiutano il medico a comprendere meglio la causa dei sintomi e a pianificare un trattamento personalizzato. Come si Svolgono le Prove Urodinamiche? Le prove urodinamiche si compongono di diversi test specifici: Flussometria: misura il flusso urinario mentre il paziente urina in un apposito strumento. Cistometria: valuta la capacità della vescica di immagazzinare e rilasciare l’urina in modo adeguato, attraverso l’uso di un piccolo catetere. Studio pressione-flusso: misura la pressione nella vescica durante la minzione per valutare eventuali ostruzioni o debolezze muscolari. Elettromiografia: registra l’attività elettrica dei muscoli del pavimento pelvico per identificare problemi di coordinazione. Profilo pressorio uretrale: verifica il grado di chiusura dell’uretra per individuare eventuali debolezze dello sfintere urinario. L’intero esame può durare tra i 30 e i 60 minuti e viene effettuato in ambulatorio, generalmente senza necessità di anestesia. Perché l’Esame Urodinamico è Importante? Questi test forniscono informazioni cruciali per personalizzare il trattamento delle disfunzioni urinarie. Grazie alle prove urodinamiche, il medico può decidere se intervenire con terapie farmacologiche, esercizi di riabilitazione del pavimento pelvico, dispositivi medici o, nei casi più complessi, con un intervento chirurgico mirato. Come Prepararsi alle Prove Urodinamiche Per garantire risultati accurati, il paziente deve: Presentarsi con la vescica piena, salvo diverse indicazioni del medico. Evitare di assumere farmaci che potrebbero alterare la funzione vescicale, secondo le istruzioni ricevute dallo specialista. Segnalare eventuali infezioni urinarie in corso, che potrebbero influenzare l’esame. Conclusione Le prove urodinamiche sono strumenti diagnostici essenziali per comprendere e trattare le problematiche urinarie in modo mirato. Se hai sintomi che compromettono la tua qualità di vita, parlarne con uno specialista e sottoporsi a questi test può essere il primo passo per ritrovare il benessere. Per maggiori informazioni e per prenotare una valutazione, contatta il Prof. Carlo Rappa, specialista in uroginecologia e riabilitazione del pavimento pelvico.
La Relazione tra Diaframma Respiratorio e Pavimento Pelvico
La Relazione tra Diaframma Respiratorio e Pavimento Pelvico: Perché Respiriamo Meglio Quando Il Nostro Corpo è in Equilibrio Quando pensiamo alla respirazione, difficilmente immaginiamo che possa essere connessa alla salute del pavimento pelvico. Eppure, questi due sistemi sono strettamente correlati e il loro equilibrio può fare una grande differenza nella nostra qualità di vita. Se soffri di incontinenza urinaria, dolore pelvico, prolasso o tensione addominale, potresti essere sorpreso nel sapere che il modo in cui respiri ha un ruolo chiave nel tuo benessere. Il Diaframma e il Pavimento Pelvico: Due Facce della Stessa Medaglia Il diaframma respiratorio è il muscolo principale della respirazione, situato tra il torace e l’addome. Quando inspiriamo, si abbassa per permettere ai polmoni di riempirsi d’aria, mentre quando espiriamo si solleva, aiutando l’aria a uscire. Il pavimento pelvico, invece, è un insieme di muscoli e tessuti che sostengono organi come la vescica, l’utero e il retto. La sua funzione principale è mantenere il controllo degli sfinteri e garantire il supporto degli organi pelvici. Questi due sistemi lavorano in sinergia: quando inspiriamo, anche il pavimento pelvico si abbassa leggermente, e quando espiriamo, si solleva. Se il diaframma respiratorio non lavora in modo corretto, anche il pavimento pelvico può perdere il suo equilibrio, portando a disturbi come incontinenza, dolori lombari e persino problemi digestivi. Come Una Respirazione Scorretta Influisce sul Pavimento Pelvico Molte persone respirano in modo superficiale, utilizzando principalmente la parte alta del torace e non coinvolgendo il diaframma in modo ottimale. Questo può causare un’eccessiva pressione nell’addome, che si riflette sul pavimento pelvico, affaticandolo e contribuendo a problematiche come: Perdita di tono muscolare → Un pavimento pelvico debole non riesce a sostenere adeguatamente gli organi interni. Eccessiva tensione → Un pavimento pelvico troppo contratto può causare dolore pelvico cronico. Difficoltà nella gestione della pressione addominale → Un problema comune per chi soffre di prolasso o incontinenza. La Respirazione Diaframmatica per il Benessere Pelvico Imparare a respirare correttamente può fare la differenza per il tuo pavimento pelvico. Ecco un semplice esercizio di respirazione diaframmatica che puoi provare: Sdraiati su un tappetino con le ginocchia piegate e i piedi appoggiati a terra. Appoggia una mano sull’addome e una sul torace per percepire il movimento del respiro. Inspira profondamente dal naso, cercando di gonfiare l’addome e sentire il diaframma che si abbassa. Espira lentamente dalla bocca, permettendo all’addome di sgonfiarsi e al pavimento pelvico di risalire dolcemente. Ripeti per alcuni minuti, concentrandoti sulla connessione tra il tuo respiro e il movimento del pavimento pelvico. Conclusione Un pavimento pelvico sano inizia da una buona respirazione. Se soffri di problemi pelvici come incontinenza, dolore o senso di pesantezza, lavorare sulla respirazione può essere un primo passo importante per migliorare la tua salute e il tuo benessere generale. Se vuoi approfondire o hai bisogno di un supporto professionale, prenota una visita con il Prof. Carlo Rappa. Attraverso una valutazione specialistica, potrai scoprire quali strategie adottare per ristabilire l’equilibrio tra diaframma e pavimento pelvico e migliorare la qualità della tua vita.
Perché rivolgersi a un uroginecologo: l’importanza di una figura specializzata nella salute femminile
Quando si parla di problemi legati alla salute urologica e ginecologica nelle donne, spesso ci si trova davanti a un dubbio: è meglio rivolgersi a un urologo o a un ginecologo? La risposta potrebbe sorprendere: in molti casi, la figura ideale è quella dell’uroginecologo, uno specialista che unisce competenze di entrambe le discipline per offrire un trattamento mirato ed efficace. Chi è l’uroginecologo? L’uroginecologo è un medico specializzato nella diagnosi e nel trattamento di disturbi del pavimento pelvico, delle vie urinarie e dell’apparato riproduttivo femminile. Questa figura nasce dalla fusione delle competenze di urologia e ginecologia, con una formazione specifica per affrontare problematiche che spesso richiedono una visione integrata. Tra le condizioni trattate dall’uroginecologo troviamo: Incontinenza urinaria (da stress, urgenza o mista); Prolasso degli organi pelvici (vescica, utero, retto); Infezioni urinarie ricorrenti; Dolore pelvico cronico; Disfunzioni sessuali femminili legate a problemi del pavimento pelvico; Difficoltà nella minzione o nella defecazione. Perché scegliere un uroginecologo invece di un urologo o un ginecologo? Sia gli urologi che i ginecologi offrono cure di alta qualità nei rispettivi ambiti, ma spesso non hanno una formazione specifica per affrontare condizioni che coinvolgono entrambi gli apparati in modo integrato. Ecco alcune situazioni in cui rivolgersi a un uroginecologo può fare la differenza: 1. Trattamento personalizzato per il pavimento pelvico Il pavimento pelvico è una struttura complessa che supporta organi vitali come la vescica, l’utero e il retto. Disturbi in quest’area possono avere un impatto su più sistemi corporei contemporaneamente. L’uroginecologo, grazie alla sua formazione specifica, è in grado di valutare e trattare queste condizioni con un approccio globale. 2. Risposte efficaci per problemi complessi In presenza di sintomi sovrapposti, come dolore pelvico e difficoltà urinarie, un approccio separato (urologo per l’aspetto urinario, ginecologo per quello ginecologico) potrebbe risultare frammentato. L’uroginecologo, invece, affronta il problema da una prospettiva unificata, riducendo i tempi di diagnosi e migliorando l’efficacia del trattamento. 3. Tecniche chirurgiche avanzate e minimamente invasive Molti disturbi trattati dall’uroginecologo, come il prolasso o l’incontinenza urinaria, possono richiedere interventi chirurgici. Grazie alla sua formazione multidisciplinare, l’uroginecologo è spesso esperto in tecniche minimamente invasive, che garantiscono un recupero più rapido e meno rischi di complicazioni. 4. Supporto durante e dopo la menopausa La menopausa porta con sé cambiamenti significativi nel corpo femminile, inclusi problemi di secchezza vaginale, prolasso e incontinenza. L’uroginecologo è particolarmente qualificato per affrontare questi disturbi, offrendo soluzioni che migliorano la qualità della vita. Quando rivolgersi a un uroginecologo? Se si manifestano sintomi come perdite urinarie involontarie, dolore pelvico, difficoltà nella minzione o sensazione di “peso” nella zona pelvica, è consigliabile prenotare una visita con un uroginecologo. La diagnosi precoce è fondamentale per prevenire il peggioramento dei sintomi e intervenire in modo tempestivo. Conclusioni Rivolgersi a un uroginecologo permette di ottenere cure specializzate e integrate, essenziali per gestire problematiche complesse che coinvolgono sia le vie urinarie sia l’apparato ginecologico. Questa figura rappresenta un punto di riferimento per la salute femminile, migliorando non solo il benessere fisico, ma anche la qualità della vita. Se hai dubbi o sintomi che coinvolgono il pavimento pelvico, non esitare a contattarmi: scegliere un uroginecologo potrebbe essere il primo passo verso una soluzione definitiva.
Come posso capire che ho la vulvodinia?
Il test fondamentale per avere la certezza della vulvodinia o vestibulite è lo swab test. Lo sfregamento con un coton fic o un tampone vagianle abitualmente non provoca dolore sui genitali esteri ( vestibolo o piccole labbra) in condizioni di benessere delle mucose vaginali ben equilibrate dalla presenza dei lattobacilli. Se invece questo toccamento provoca dolore abbiamo una condizione di vulvodinia. SWAB TEST Dunque lo Swab Test in ginecologia è un test diagnostico in cui viene prelevato un campione di secrezioni vaginali o cervicali per analizzare la presenza di infezioni batteriche, virali o fungine. Viene eseguito utilizzando un piccolo tampone che viene delicatamente inserito nella vagina o nel collo dell’utero per raccogliere il campione. Questo test è utile per identificare e diagnosticare varie condizioni ginecologiche, come infezioni da lievito, vaginosi batterica o infezioni sessualmente trasmissibili. Chi è lo specialista che deve curare la vulvodinia o la vestibulite Solo ginecologi specializzati o uroginecologi che conoscono l’anatomia dei genitali esterni e la distribuzione delle fibre nervose del nervo pudendo hanno la competenza per diagnosticare e curare la vulvodinia. Si deve valutare il loro curriculum, la loro formazione, la partecipazione o organizzazione di congressi secifici su questa delicata materia. Ricevere una diagnosi sbagliata o cure inadeguate può solo rendere più cronico il tuo dolore e più passa il tempo più e difficle ritornare in una condizione di benessere
Ho una continua sensazione di bruciore vaginale o esterno, come lo posso curare?
Controllare la condizione delle mucose vaginali è fondamentale per capire se c’è una infezione vaginale causata da candida, protozoi o da virus HPV, curata l’infezione devo riequilibrare l’ecosistema vaginale e il microbiota e poi devo spegnere la neuroinfiammazione delle numerose fibre nervose presenti nella mucosa genitale. Inoltre l’infiammazione cronica della mucosa vaginale può sfociare in vulvodinia se interessa in maniera intensa e costante la regione del vestibolo. La vulvodinia infatti è un disturbo cronico che causa una sensazione di bruciore, dolore o disagio nella zona esterna della vulva, che può essere costante o ricorrente nel tempo. Se ti stai chiedendo come curare questa fastidiosa sensazione di bruciore vaginale o esterno, continua a leggere per scoprire alcune possibili soluzioni. Prima di tutto, è importante consultare un medico specialista, come un ginecologo, per la diagnosi corretta e la raccomandazione di un piano di trattamento adeguato. La vulvodinia può avere diverse cause, quindi la sua cura può variare da persona a persona. Igiene adeguata: Una buona igiene intima è fondamentale per alleviare i sintomi della vulvodinia. Evita l’uso di sapone aggressivo o profumato che può irritare la pelle sensibile della vulva. Scegli detergenti delicati o specifici per l’igiene intima, preferibilmente senza profumo. Abbigliamento adeguato: Evita di indossare abbigliamento sintetico o attillato che può causare irritazione nella zona. Opta per indumenti di cotone, più morbidi e traspiranti, che favoriscono la ventilazione della zona. Evita prodotti irritanti: Evita l’uso di prodotti o creme che possono contenere sostanze chimiche irritanti o allergeniche, come i profumi intimali, gli irrigatori o i sali da bagno aromatici. Questi possono peggiorare i sintomi della vulvodinia. Terapia del calore: L’applicazione di una borsa dell’acqua calda o di un batuffolo di cotone imbevuto di acqua calda sulla zona dolorante può fornire un sollievo temporaneo dai sintomi di bruciore. Terapia farmacologica: In alcuni casi, il medico può prescrivere farmaci per alleviare il dolore e l’infiammazione, come gli antistaminici o i corticosteroidi topici. Questi farmaci possono aiutare a ridurre l’infiammazione e lenire il prurito o il bruciore. Terapia psicologica: La vulvodinia può avere anche una componente psicologica, come ansia, stress o depressione. In questi casi, una terapia psicologica, come la terapia cognitivo-comportamentale, può aiutarti ad affrontare i sintomi emotivi e imparare a gestire il dolore. Intervento chirurgico: Nei casi più gravi e persistenti di vulvodinia, quando tutte le altre opzioni di trattamento non hanno avuto successo, l’intervento chirurgico può essere considerato come ultima risorsa. Questo tipo di intervento può coinvolgere la rimozione di tessuti infiammati o nervi danneggiati. Infine, è importante ricordare che la vulvodinia può essere una condizione cronica e che la sua cura può richiedere un approccio multidisciplinare. È fondamentale seguire le indicazioni del medico e cercare il sostegno di professionisti specializzati per affrontare i sintomi e migliorare la qualità della vita.
La pillola anticoncezionale può causare la Vulvodinia
I contraccettivi orali e gli anelli endovaginali ormonali possono essere responsabili in donne predisposte a scatenare infezioni vaginali croniche che possono creare una neuroinfiammazione delle mucose genitali tale da scatenare sintomi come bruciore vaginale , fastidiosa sensazione di calore e di ustione che sono tipici della vulvodinia e delle forme di vestibulite localizzate. Diversi studi scientifici dimostrano che la stabilizzazione ormonale monofasica delle pillole anticoncezionali estroprogestiniche possono indurre delle alterazioni dell’ecosistema vaginale , alterando il microbiota vaginale e la presenza dei germi “buoni” , i lattobacilli, che sono responsabili delle difese locali dei genitali esterni che bloccano l’invasione di germi che che possono provenire dall’intestino o che possono essere trasmesse con i rapporti sessuali (trasmissione sessuale). Altra conseguenza dell’alterazione dell’ecosistema vaginale è la secchezza vaginale che spesso può provocare dolore da attrito durante i rapporti sessuali, molto spesso associato a contratture dei muscoli del pavimento pelvico. Altra condizione predisponente sono l’inserimento dei cosi detti anelli vaginali ormonali che oltre ad avere gli effetti negativi della pillola hanno gli effeti negativi di un corpo estraneo presente in vagina. Queste condizioni predisponenti inducono infezioni vaginali che gestite in maniera inadeguata da medici o ostetriche incompetenti possono cronicizzare lo squilibrio dell’ecosistema vaginale e causare una neuroinfiammazione delle mucose e delle abbondanti fibre nervose che sono presenti nello spessore delle mucose vaginali e vestibolari. Quando le fibre libere dei nervi periferici, in particolare del nervo pudendo, vengono continumente stimolate dalla infiammazione mediata dalle cellule infiammatorie (mast cells, linfociti T e B ) si viene a creare una ipersensibilità periferica per cui gli stimoli normali , come il toccamento o lo sfiorare , amplificano le trasmissioni nervose e provocano quello che viene definito allodinia (dolore derivante da uno stimolo abitualmente non doloroso)o iperalgesia (aumento della risposta dolorifica a unostimolo normale). Queste condizioni che si vengono a creare sono una vera e propia neuropatia periferica pelvica che devono essere tratta da personale MEDICO SPECIALIZZATO e formato per la cura di queste problematiche di carattere neurologico. Pertanto l’obiettivo terapeutico è quello di eliminare la causa delle infezioni croniche, riequilibrare il delicato ed importante ecosistema vaginale , spegnere l’amplificazione delle fibre nervose “impazzite” da continue stimolazioni infiammatorie , riducendo cosi quelle fastidiose sensazioni di bruciore, irritazione, sensazioni di tagli e di ustioni, che possono essere sponatane, ossia senza nessuno stimolo, o provocate da un semplice e normale toccamento delicato delle mucose. Per questo motivo il test fondamentale per la diagnosi della vulvodinia e della vestibulite è lo swab test, test fondamentale nella diagnosi della vulvodinia.
Dolore durante i rapporti: cause e come risolvere
È normale avere dolore durante i rapporti sessuali? Alcune di voi potrebbero porsi questa domanda, e la risposta è: no. Non ci si deve abituare a questa condizione. Rimane quindi fondamentale capire le cause che determinano il dolore durante i rapporti. Partiamo quindi dal distinguere due fasce di età in cui si possono sviluppare queste problematiche. Più in particolare, questo fastidio può essere provato a causa degli effetti della menopausa in donne in età avanzata, mentre in donne in età fertile può essere causato da frequenti infiammazioni alla mucosa vaginale. Menopausa e dolore durante la penetrazione Come già anticipato, uno dei problemi legati alla sensazione di dolore durante i rapporti, è da ritrovarsi nella menopausa determinata da una diminuzione degli estrogeni, che ha degli effetti sullo spessore della mucosa vaginale e quindi sulla lubrificazione e sulla adattabilità dei tessuti durante i rapporti. Se viene meno la lubrificazione causa dell’assottigliamento della mucosa vaginale e della assenza dei lattobacilli, il rapporto è vissuto come un attrito. Questo attrito doloroso durante il rapporto può avere come effetto di difesa inconscio la contrazione dei muscoli del pavimento pelvico e quindi si crea quella spirale in negativo in cui la donna contrae inconsciamente i muscoli del pavimento pelvico solo all’idea del rapporto. Il dolore durante la penetrazione si avverte proprio in corrispondenza della forchetta (la parte posteriore della vulva verso l’ano). Questo dolore in questa zona dipende sia dall’infiammazione della mucosa che dalla contrattura dei muscoli superficiali del pavimento pelvico. Alle volte il dolore è anche alla penetrazione profonda e dipende da un eccesso di contrattura dei muscoli pelvici, ad esempio indotto da una alterazione della postura o asimmetria del bacino che molto spesso possono essere delle cause misconosciute e predisponenti. Come posso migliorare la qualità dei miei rapporti? Pertanto per risolvere le problematiche dovuta al dolore durante i rapporti in menopausa è doveroso migliorare il trofismo della mucosa vaginale con degli estrogeni o delle molecole che mimano l’azione degli estrogeni, i cosi detti SERM. Inoltre dobbiamo riequilibrare i lattobacilli e quindi la flora vaginale per garantire una barriera di difesa, per prevenire infezioni vaginali e cistiti, e per garantire la giusta lubrificazione. Inoltre è fondamentale rilasciare i muscoli eccessivamente contratti con la riabilitazione pelvica e con l’ausilio della radiofrequenza, sia per la decontrazione dei muscoli che per il dolore. Anche giovani donne possono avere dolori durante i rapporti Purtroppo molto spesso i dolori durante i rapporti compaiono anche nelle donne in età fertile e lontane dalla menopausa. In molte donne questa sintomatologia è correlata anche a delle problematiche come l’endometriosi che induce dolore durante le mestruazioni e durante i rapporti sessuali, questi sono i sintomi che possono orientarci verso il sospetto di una diagnosi di endometriosi, che ovviamente deve essere confermata da analisi di laboratorio ed ecografie. In un’alta percentuale di donne le cause del dolore possono essere individuate nelle continue infiammazioni della mucosa vaginale che spesso sono state curate male o con eccesso e solo utilizzo di antibiotici, senza l’adeguata componente di lattobacilli per ricreare la flora vaginale. La continua neuroinfiammazione della mucosa vaginale nella donna in età fertile determina anche in questo caso una contrattura di difesa dei muscoli che si manifesta in giovani donne che hanno dei problemi di postura o dei pregressi traumi ostetrici o perineali. Infatti queste alterazioni possono predisporre più facilmente le giovani donne che hanno continue infezioni della mucosa a contrazioni involontarie dei muscoli pelvici. Queste contratture dei muscoli del pavimento pelvico si possono sviluppare anche durante la gravidanza, rendendo fastidiosa la postura e dolorosi i rapporti durante la gravidanza, indipendentemente dal periodo gestazionale. Anche in questi casi è indicata una rieducazione del pavimento pelvico. Infatti il dolore è dovuto ad un eccessivo ed involontario meccanismo di contrazione dei muscoli pelvici, causato dalla contrazione di difesa che la donna ha quando la mucosa vaginale è congesta infiammata e secca per la distruzione della flora vaginale a favore di germi patogeni. Pertanto in questo caso è da eliminare la causa patogena, quindi curare l’infezione batterica da candida o da protozoi, e riequilibrare la flora vaginale, per garantire la barriera di difesa e la lubrificazione. Anche in questo caso i muscoli devono essere indotti al rilasciamento mediante una riabilitazione sempre associata al potere decontratturante ed antalgico della radiofrequenza tecarterapia. Pertanto la cosa fondamentale è non tacere questo disconfort, comunicarlo al partner ed affrontarlo per risolverlo discutendo con un uroginecologo, per individuare la causa e per curare un sintomo di cui la donna se ne deve liberare al più presto per provare piacere durante i rapporti sessuali
Cos’è la fibromialgia: come si manifesta e come riconoscerla
Cos’è la fibromialgia, come si manifesta e come posso riconoscerla e differenziarla dalla vulvodinia? Iniziamo col dire che non tutte le pazienti che soffrono della prima patologia sviluppano la seconda, e viceversa. Ma andiamo per ordine. Cosa è la fibromialgia? Come si manifesta? La fibromialgia è una patologia caratterizzata da dolore muscolare diffuso o multifocale, cresce e decresce rapidamente e compare spesso in punti diversi del corpo (migrante). In genere è descritto come: scottante, bruciante, profondo, ed è spesso aggravato dal freddo, dal caldo, dall’umidità, dallo stress e dal rumore. Il dolore muscolare spesso è associato ad affaticamento, stanchezza cronica, rigidità, problemi di insonnia, di memoria e alterazioni dell’umore. Pertanto, in chi soffre di fibromialgia la soglia del dolore sarebbe più bassa della norma a causa di un aumento della sensibilità cerebrale agli stimoli dolorosi, i quali abitualmente sono esacerbati quando si esercita una pressione intensa su specifici punti del corpo, definiti punti sensibili o tender points. Infatti, la diagnosi viene fatta clinicamente valutando la persistenza del dolore diffuso in sedi corporee simmetriche per almeno tre mesi. La fibromialgia è una malattia complessa e difficile da diagnosticare poiché i disturbi che causa non sono specifici ma sono simili a quelli di molte altre malattie. Per confermare che si tratti di fibromialgia, infatti, il medico dovrà escludere la polimialgia reumatica, l’artrite reumatoide, la polimiosite, le spondiloartriti, le miopatie, la miastenia gravis o la sclerosi multipla, malattie che possono causare disturbi simili. Colpisce quasi 2 milioni di italiani e si manifesta generalmente tra i 25 e i 55 anni. Le donne hanno più probabilità di sviluppare la fibromialgia rispetto agli uomini. Molto spesso risulta essere associata ad altre sindromi come i disturbi gastrointestinali, dolori addominali, dolori mestruali (dismenorrea) e alla vulvodinia. Perché la fibromialgia può essere associata alla vulvodinia? Le cause delle due sindromi dolorose sono sconosciute. Si pensa che fattori genetici, biochimici, ambientali e psicologici possano contribuire in vario modo all’insorgenza. I disturbi collegati a volte compaiono dopo traumi fisici, infezione o un forte stress psicologico; e questo è un elemento comune ad entrambe le patologie, anche se altre volte, non si è in grado di associare un evento particolare all’insorgenza della malattia. L’anomala trasmissione o percezione del dolore, allodinia o iperalgesia, probabilmente con cause fisiopatologiche diverse, è l’elemento che può accomunare la fibromialgia e la vulvodinia, nel primo caso l’alterazione sembrerebbe centrale, mentre nella vulvodinia solo localizzata alle fibre nervose periferiche pelviche, dove è limitata la sindrome dolorosa. La fibromialgia, influenza negativamente la vita sessuale provocando dispareunia (dolore durante i rapporti), perdita del desiderio e insoddisfazione nella relazione di coppia. Le sindromi di dolore cronico tendono ad associarsi e per una paziente fibromialgica la probabilità di sviluppare la vulvodinia risulta più elevata. L’associazione tra fibromialgia e vulvodinia è difficile da riconoscere, perchè le pazienti tendono ad attribuire tutti i sintomi alla malattia diffusa e non pensano che il dolore pelvico o durante i rapporti, il bruciore spontaneo o provocato anche con minime stimolazioni(da un pantalone stretto ad un rapporto) possa avere origine diversa. Inoltre molto spesso compare anche una associazione con forme ricorrenti o croniche di cistite ed infezioni vaginali. Fibromialgia o vulvodinia, come distinguerle La fibromialgia tipicamente con dolori muscolo scheletrici diffusi, influenza negativamente la vita sessuale provocando dolore durante i rapporti, perdita del desiderio e insoddisfazione nella relazione di coppia. Le sindromi di dolore cronico tendono ad associarsi e per una paziente fibromialgica la probabilità di sviluppare la vulvodinia (risulta più elevata, ma non tutte le pazienti fibromialgiche sviluppano la vulvodinia. I criteri diagnostici per la vulvodinia devono essere valutati dallo specialista uroginecologo esperto in vulvodinia, il quale individuerà con metodiche cliniche e strumentali i criteri fondamentali di diagnosi valutando lo stato della mucosa vaginale, il tono e la funzione dei muscoli pelvici e le eventuali anomalie di trasmissione del dolore in sede pelvica. Il reumatologo, invece, dovrà fornire diagnosi di fibromialgia, valutando clinicamente la paziente ed escludendo, con analisi di laboratorio e test funzionali, altre patologie che possono avere analoga sintomatologia. Una buona storia clinica ed una interpretazione dei sintomi riferiti dalla paziente comunque già ci può orientare verso una diagnosi differenziale, infatti il comportamento sessuale della paziente fibromialgica è diverso da quello con vulvodinia. La mancanza di dolore urente alla penetrazione, la maggiore capacità orgasmica e la maggior frequenza dei rapporti competi danno un quadro migliore della vita sessuale delle pazienti affette da fibromialgia rispetto alle donne affette da vulvodinia. Quai sono i trattamenti? Come posso migliorare la qualità di vita? Il trattamento della fibromialgia prevede sia l’assunzione di farmaci, sia cambiamenti dello stile di vita, ed è sempre mirato alla riduzione dei sintomi e al miglioramento dello stato di salute generale. Purtroppo non esiste una cura definitiva e attualmente si consiglia l’approccio multifattoriale per ottenere i migliori risultati. Fra i farmaci che possono essere prescritti sono inclusi analgesici, antidepressivi e antiepilettici, con risultati variabili tra i vari pazienti. Inoltre si consiglia di avviare un counseling psicologico e di utilizzare tecniche di rilassamento che aiutino ad affrontare lo stress, come lo hatha yoga e massaggi soft quali il linfodrenaggio manuale esercitato da fisioterapiste specializzate. Analogo è il trattamento per la vulvodinia nelle forme conclamate, l’obiettivo terapeutico è quello di spegnere il dolore e il bruciore urente con i farmaci e di riequilibrare l’ambiente vaginale con integratori (evitando gli antibiotici) e di ricordinare i fasci muscolari pelvici, ricreando una sinergia di funzione pelvica per evitare cosi tendenza alle infezioni vaginali o alle costiti, spesso associati. Pertanto una riabilitatrice specializzata nella rieducazione del pavimento pelvico è fondamentale in un percorso di cura multispecialistico in cui l’uroginecologo indicherà e seguirà il miglior approccio terapuetico e comportamentale per migliorare la qualità di vita delle pazienti.
Pavimento pelvico: come stabilire un corretto percorso di riabilitazione
Per impostare correttamente un programma riabilitativo bisogna sempre partire da una diagnosi precisa che vada bene ad inquadrare la disfunzione specifica della paziente incrociata con la sintomatologia riferita dalla stessa. Pertanto è necessario: Valutazione Uroginecologica per valutare le condizioni degli organi pelvici ed il loro eventuale prolasso Valutazione strutturale del pavimento pelvico con MapLe test per valutare il tono e la funzione dei muscoli del pavimento pelvico Valutazione funzionale del pavimento pelvico ed in particolare di quella funzionale con prove urodinamiche complete, qualora indicato. Solo in questo modo si potrà stabilire un programma riabilitativo personalizzato, in base alle disfunzioni del pavimento pelvico. Per quali tipologie di problematiche è indicata la riabilitazione del pavimento pelvico? Le indicazioni sono di carattere preventivo e terapeutico/curativo; Incontinenza urinaria e fecale; Prolasso della vescica, dell’utero e del retto; Dopo un parto naturale; Dopo un intervento di ricostruzione pelvica; Nelle problematiche vescicali in cui non si svuota la vescica per un ipertono (eccessiva contrazione) dei muscoli del pavimento pelvico; Per le neuropatie periferiche pelviche (ipersensibilità pelvica). Chi può insegnarmi gli esercizi per il pavimento pelvico? Un corretto programma riabilitativo personalizzato necessita di una gestione clinica eseguita da personale ostetrico o fisioterapico specializzato in ambpito riabilitativo pelvico, ed una gestione strumentale, in cui si deve utilizzare l’apparecchiatura idonea per la patologia specifica. Come avviene la gestione clinica della fisioterapista o della ostetrica Fase: Presa di coscienza perineale La prima fase che deve apprendere la donna che inizia un percorso di riabilitazione del pavimento pelvico è sicuramente la presa di coscienza dei muscoli dello stesso. Ossia deve capire quali sono i muscoli da utilizzare per migliorare la propria disfunzione pelvica. Questa fase di conoscenza viene guidata dalla riabilitatrice con dei feedback visivi e tattili per individuare correttamente quali sono i muscoli che la paziente deve imparare ad utilizzare e quali sono invece quelli che non deve reclutare in questa fase, come ad esempio i glutei e gli addominali. Questa fase di “conoscenza perineale” può essere accentuata mediante l’ausilio del biofeedback del pavimento pelvico. Questa tecnica si basa sull’utilizzo di apparechci di misura che permettono di registrare, amplificare e trasformare lo stato di contrazione dei muscoli pelvici in un segnale visivo o uditivo percettibile, tale da poter sviluppare la consapevolezza dei muscoli pelvici e capire lo stato di riposo e contrazione. Pertanto la donna segue la sua condizione contrattile abitualmente su un monitor. Anche la respirazione, guidata sempre dalla riabilitatrice, è un momento fondamentale durante l’esecuzione degli esercizi del pavimento pelvico. Alla paziente pertanto verranno forniti degli insegnamenti per poter continuare gli eserici presso il proprio domicilio. Sono utili anche delle apparecchiature per la riabilitazione? Altro elemento fondamentale nella gestione di un programma personalizzato di riabilitazione del pavimento pelvico è l’utilizzo di particolari apparecchiature che possono indurre un notevole miglioramento non solo nella comprensione dei muscoli da coinvolgere, ma anche un rinforzo delle strutture fascaili di sostegno degli organi pelvici, un rinforzo muscolare, qualora ci sia una debolezza muscolare. Pertanto la elettrostimolazione è una metodicaassolutamente indolore veicolata da un’apparecchiatura che ha la finalità di aumentare la forza e la resistenza dei muscoli pelvici, forma di debolezza tipicamente presente nei casi di incontinenza urinaria, prolasso della vescica e nelle condizioni di debolezza del post-partum, o anche quando si hanno delle alterate percezioni durante i rapporti sessuali. Nei casi in cui invece si viene a determinare un ipertono dei muscoli del pavimento pelvico, ossia una eccessiva contrazione si viene a determinare una condizione di dolore pelvico cronico, di un dolore durante i rapporti sessuali, di alterato svuotamento della vescica con tendenza alle cistiti ed alle infezioni vaginali. In questi casi sono indicate apparecchiature come la radiofrequenza o la più moderna macchina ad ultrasuoni che induce anche un ringiovanimento vaginale ed un aumento del sostegno delle fasce che sorreggono i visceri pelvici, oltre che un miglioramento del trofismo della mucosa vaginale. Pertanto la guida clinica deve sempre essere supportata dall’uso di apparecchiature specifiche per ogni tipo di disfunzione del pavimento pelvico.
Alopecia nella donna: cause, prevenzioni e rimedi per la perdita di capelli
Cosa può portare l’alopecia nelle donne? Diverse possono essere le cause che determinano una caduta transitoria dei capelli, che per fortuna molto spesso è seguita da una ricrescita, che va a compensare la perdita del 20-30% dei capelli. Alopecia nella donna: queste sono le principali cause Tra le cause scatenanti dell’alopecia, troviamo alcuni tipi di farmaci, come ad esempio i chemioterapici utilizzati nella gestione terapeutica del cancro al seno, il tumore più diffuso nella donna. Questi sono spesso responsabili di alopecia generalizzata, ossia la perdita totale dei capelli. Anche le alterazioni ormonali correlate a gravi irregolarità del ciclo o alla premenopausa spesso possono essere correlate con delle forme non generalizzate di alopecia, con perdita dei capelli intorno al 20%. Ciò si verifica sia per alterazioni ormonali e sia quando sono presenti gravi condizioni di stress o di anemia sideropenica, riduzione del ferro circolante ad esempio per cicli troppo abbondanti o irregolari, tipici della fase fertile giovanile o premenopausale. Queste alterazioni metaboliche possono causare il cosidetto “Telogen effluvium”. Questo fenomeno è caratterizzato da una perdita transitoria di capelli superiore alla norma e generalizzata, ma per fortuna è seguito da una ricrescita spontanea, una volta terminata la fase di riposo del ciclo vitale del follicolo pilo-sebaceo. Questo fenomeno transitorio non è correlato all’alopecia areata, ne all’alopecia androgenetica, tipica nell’uomo. Altro esempio di alopecia transitoria che può insorgere nelle donne è durante il puerperio, ossia il periodo dopo il parto, tipicamente caratterizzato da forte stress psicofisico e da alterazioni metaboliche, ad esempio anemie, oppure ormonali. Anche lo stress correlato ad interventi chirurgici può determinare queste forme di alopecia non generalizzata, caratterizzata da un alterato turnover tra produzione e perdita di capelli. Inoltre tipici della fase adolescenziale in prevalenza sono anche i disturbi dell’alimentazione, anoressia o bulimia, che possono determinare, per ovvie alterazioni metaboliche ed ormonali, episodi transitori di alopecia. Pertanto il telogen effluvium si manifesta, infatti, come un complessivo diradamento della capigliatura a seguito di eventi come: febbre alta, dimagrimenti eccessivi o improvvisi, interventi chirurgici e terapie farmacologiche, malattie generali debilitanti, post partum e stress acuti. Come si può curare l’alopecia? È fondamentale individuare la causa che ha determinato l’alopecia nella donna, pertanto è importante valutare le caratteristiche in base all’età e alla condizione psicofisica della stessa. Inoltre è fondamentale avere un quadro preciso della condizione metabolica della donna in rapporto alla sua fascia d’età, alle sue condizioni fisiche di BMI (indice di massa corporea) ed al suo quadro ormonale. Pertanto individuata la presunta causa l’obiettivo sarà riequilibrare l’assetto metabolico nei casi di anemia sideropenica con ferro ed acido folico. Invece alcuni farmaci, naturali o fitoterapici, possono riequilibrare l’asse ormonale riducendo i livelli di cortisolo e di altri ormoni correlati allo stress. Il ripristino dello squilibrio ormonale può essere correlato a questo approccio di riequilibrio spontaneo, che però richiede diversi mesi, o indotto con terapia ormonale. Pertanto questa difficile condizione che può affligere la donna, se individuata la giusta causa e ripristinata in tempo può molto spesso essere risolta. Molto spesso queste forme sono transitorie e basta riequilibrare l’assetto metabolico e quello ormonale, ad esempio con una pillola anticoncezionale associata ad una corretta terapia per riequilibrare l’anemia sideropenica.