Si sente sempre più spesso parlare di vulvodinia, ma cos’è la vulvodinia, come riconoscere la vulvodinia e come curarla? Si tratta di un’infiammazione cronica che affligge le donne. Ma cos’è davvero? Come si manifesta, quali sono i sintomi e le cause della vulvodinia, e quali gli eventuali rimedi? In questo estratto cercheremo di fare chiarezza a 360° sull’argomento. La patologia in questione è un’infiammazione cronica, multifattoriale e multisistemica, della mucosa del vestibolo vaginale (detta anche vestibolite vulvare).
Vulvodinia: cos’è la vulvodinia, come riconoscere la vulvodinia e curarla
L’infiammazione cronica della mucosa vaginale può sfociare in vulvodinia se interessa in maniera intensa e costante la regione del vestibolo, cioè l’ingresso della vagina che lateralmente continua con le piccole labbra, in alto comunica con lo sbocco dell’uretra (il tubicino che porta esternamente l’urina) ed in basso con la forchetta o commessura posteriore , che quando infiammata può dare molto dolore durante i rapporti. Inoltre anche i residui dell’imene possono essere interessati da questa infiammazione cronica e dare dolore continuo alla pressione ed aumento della sensibilità con bruciore, spesso fastidioso ed invalidante, dolore acuto ai rapporti (dispareunia). L’infiammazione cronica dell’uretra inoltre può spiegare perché molto spesso si associa un continuo stimolo ad urinare, anche più di 10 volte al giorno.
Quando l’infiammazione della mucosa vaginale persiste, i muscoli del pavimento pelvico si contraggono per difesa (ipertono dei muscoli elevatori dell’ano), anche in maniera involontaria, e non si rilasciano più e ciò provoca dolore durante i rapporti (dispareunia), sia per l’infezione che per la contrattura dei muscoli pelvici.
L’ipertono può essere primario, se esiste sin dall’inizio della vita sessuale, o acquisito se si sviluppa come meccanismo di risposta al persistente stimolo doloroso causato dai rapporti sessuali o dalla cronica infiammazione.
Può interessarti anche leggere:
- La pillola anticoncezionale può causare la vulvodinia?
- Ho una continua sensazione di bruciore vaginale o esterno, come lo posso curare?
- Come posso capire che ho la vulvodinia?
Cosa causa la Vulvodinia
I sistemi maggiormente coinvolti nella genesi e nella cronicizzazione della patologia sono:
- il sistema immunitario, il cui ruolo principale è svolto dal mastocita
- il sistema del dolore, che vede il viraggio dal dolore nocicettivo (utile indicatore di danno) al dolore neuropatico (malattia in sé), e che è il sistema responsabile dell’evoluzione da vestibolite vulvare a vulvodinia;
- il sistema muscolare, con l’alterazione del tono della muscolatura pelvica.
Fattori che possono causare tale condizione
Di conseguenza, i tre fattori che possono causare tale condizione sono rappresentati da:
- iperattivazione del mastocita (in risposta all’infiammazione, con degranulazione e rilascio dei mediatori dell’infiammazione e nel tessuto circostante). Il mastocita può essere iperattivato da fattori (agonisti) infettivi, sia batterici che virali (es. mst), fattori meccanici (es.microtrauma indotto dal rapporto sessuale), fattori fisici (es. Laser e dermocoagulazione), chimici (es. zuccheri, lieviti, sostanze contenute nelle urine), ormonali (es. fluttuazioni estrogeniche) e neurogeni.
- ipertono del muscolo elevatore dell’ano, che può essere di tipo primario, se esistente sin dall’inizio della vita sessuale, o acquisito se appunto si sviluppa come meccanismo di risposta al persistente stimolo doloroso causato dai rapporti sessuali o da altri fattori. Siamo, dunque, in presenza di un quadro clinico in cui ogni sintomo finisce a sua volta per rinforzare le proprie cause. In ogni caso, la cura della componente muscolare è una parte fondamentale del trattamento, in quanto, la contrazione difensiva del muscolo elevatore dell’ano, se cronica, può incidere negativamente in altri due modi: concorrendo a ridurre l’ossigenazione del tessuto (ipossia), e causando così ulteriore dolore. La cattiva nutrizione tessutale favorisce, a sua volta, un’aumentata produzione di sostanze che causano infiammazione e dolore e diventando essa stessa causa di dolore muscolare (mialgia), e in particolare di una dolorabilità mediovaginale (ossia avvertibile a metà vagina, lateralmente), che può essere evocata con una leggera pressione del dito indice all’inserzione del muscolo sulla spina ischiatica, bilateralmente. Si parla allora di“tender points”, ossia di punti di dolorabilità localizzata, se il dolore rimane limitato alla sede di pressione; e di “trigger points”, se il dolore dal sito di pressione si irradia alla pelvi o ai genitali esterni.
- iperattività del sistema del dolore indotta dall’infiammazione cronica.
Come diagnosticare una Vulvodinia
E’ necessaria una attenta valutazione della storia clinica della paziente (anamnesi), capire quando è iniziata il sintomo di base e come mai si è cronicizzato. Capire se sono stati prescritti antibiotici in maniera non necessaria e che terapie ha fatto nel passato. Inoltre è fondamentale una attenta ma delicata visita per capire se ci sono delle secrezioni vaginali che possono far supporre ad uno squilibrio della flora vaginale cronico, spesso associato a secchezza vaginale. E’ altrettanto importante valutare la regolare anatomia dei genitali esterni per vedere se ci sono delle condizioni predisponenti per le infezioni, ed il profilo vaginale per valutare una eventuale presenza di prolasso o di incontinenza urinaria femminile. Infine, sempre in maniera delicata, è necessario valutare il tono dei muscoli del pavimento pelvico.
Come guarire dalla vulvodinia: rimedi e medicinali
La riduzione dei fattori che causano l’infiammazione cronica della vagina
Dunque è fondamentale dare delle giuste indicazioni sulla igiene intima, sulla biancheria da indossare ed anche su alcuni indumenti da evitare. Devono essere date anche delle indicazioni comportamentali su come e quando urinare e sui cibi da assumere e su quelli da evitare, come ad esempio quelli troppo zuccherati, lieviti, alimenti eccessivamente piccanti o bevande gassate. Molto importante è anche correggere la stipsi e regolarizzare l’alvo, con metodiche alimentari e con prodotti naturali fitoterapici.
Inoltre altro importante obiettivo è quello di riequlibrare la flora vaginale in maniera costante con prodotti fitoterapici naturali, che possono avere una azione antibatterica e di ripristino della flora vaginale, aumentando anche le difese immunitarie; è da evitare assolutamente la terapia antibiotica quando non comprovata con urinocultura o tamponi vaginali specifici, meglio ancora se con la metodica PCR.
La riduzione diretta a livello vaginale e del vestibolo della iperattività del mastocita e delle cellule infiammatorie con sostanze naturali da applicare localmente è fondamentale per iniziare ad avere dei primi benefeci ed una riduzione del dolore e del bruciore continuo
La modulazione del dolore con farmaci che agiscono centralmente come antidepressivi triciclici o come anticonvulsivanti, è sempre da evitare in prima battuta, a meno che non vi sia una condizione difficilmente controllabile
Per avere una corretta efficacia terapeutica, dopo aver riequilibrato la flora vaginale, eliminata l’infiammazione delle mucose vaginali, modulato il dolore, è necessario il rilasciamento dei muscoli pelvici attraverso la riabilitazione, che si deve sempre avvalere di un momento clinico e di uno strumentale. Il momento clinico è volto a far prendere una presa di coscienza dei muscoli su cui la donna deve lavorare ed anche il tono stesso dei muscoli. Dopo anni di muscoli contratti la donna non è in grado di capire se il suo muscolo è ipercontratto!! Questo è un momento fondamentale che può essere supportato da tecnologie che vanno a misurare il grado di tono muscolare e che lo possono far visualizzare alla donna (Maple test). Pertanto è fondamentale aumentare la propiocezione consapevole della muscolatura pelvica , aumentando il rilassamento muscolare, normalizzando il tono, migliorando la vascolarizzazione e l’ossigenazione dei tessuti. Per tutto questo l’ostetrica riabilitatrice può far ricorso a diverse tecnologie come il biofeedback, l’elettrostimolazione funzionale e soprattutto la radiofrequenza.
Pertanto l’uroginecologo, dopo una diagnosi specifica, può elaborare un percorso riabilitativo personalizzato sempre associato ad una terapia comportamentale e all’assunzione di prodotti naturali fitoterapici da assumere per non meno di due mesi