Prolasso Vescica o Utero
Prolasso Vescica o Utero
Il prolasso utero-vaginale è determinato dalla discesa degli organi pelvici (vescica, utero, intestino o retto) attraverso la vagina.
L’International Continence Society (ICS) definisce il prolasso utero-vaginale misurando la discesa di segmenti specifici rispetto all’imene.
Pertanto il grado di un prolasso utero-vaginale è misurato in base alla discesa dell’organo rispetto all’orifizio vaginale.
Quali sono i sintomi più comuni del prolasso?
Le donne spesso riferiscono un senso di protrusione, ossia un ingombro fastidioso interno alla vagina, che aumenta la sera, e può dare anche difficoltà a camminare serenamente. Spesso si associa difficoltà alla minzione e sensazione di non riuscire a svuotare la vescica. Per tale motivo possono comparire anche sintomi urinari di urgenza ed incontinenza urinaria, spesso associato a cistiti. Il dolore pelvico e quello lombare possono anche essere associati. I rapporti sessuali sono fastidiosi ed imbarazzanti e non soddisfacenti.
Quando si opera un prolasso utero-vaginale?
Abitualmente un prolasso utero-vaginale si opera per uno stadio superiore al 2°, ossia quando l’organo prolassato fuoriesce dalla vagina o quando è presente uno stadio di 2° grado con gravi sintomi invalidanti.
Le tecniche chirurgiche
È quasi unanimemente accettato che il primo approccio chirurgico deve essere effettuato con la chirurgia fasciale (senza utilizzo di materiale protesico). Vengono in questo modo utilizzati i legamenti e le fasce di sospensione degli organi pelvici. Con opportune tecniche chirugiche vengono ristabiliti gli opportuni livelli di sospensione degli organi pelvici. Nei casi di recidiva può essere utilizzata anche una chirurgia di tipo protesico.
Come posso curare il prolasso della vescica o dell’utero?
La cura del prolasso essenzialmente si avvale di due approcci terapeutici, così come suggerito dalle linee guida internazionali.
- Un primo approccio conservativo, con riabilitazione e rieducazione pelvica, con l’utilizzo di apparecchiature volte a rinforzare i muscoli, rinforzare le fasce di sostegno dei visceri pelvici(utero e vescica) e con una ottimale sinergia sistemica tra respirazione e giusta contrazione dei muscoli pelvici.
- L’altro approccio è quello chirurgico e deve essere fatto, come il precedente, da uno specialista uroginecologo esperto di chirurgia vaginale.
Infatti la prima chirurgia del prolasso della vescica e dell’utero deve essere fatta sempre per via vaginale, intervento con una chirurgia mininvasiva sito specifico.
L’attuale orientamento chirurgico per via vaginale risolve il prolasso andando a ricreare la giusta anatomia con una chirurgia di tipo fasciale, utilizzando i tessuti nativi e quasi sempre senza il materiale protesico (la così detta retina) che in passato ha creato delle grosse complicanze precoci e tardive.
Pertanto l’asportazione dell’utero, che prima era di routine, ora viene limitata solo ai gradi avanzati di prolasso uterino.
Chi deve decidere quando è indicato la terapia riabilitativa o quella chirurgica?
In ogni atto terapeutico il momento fondamentale è la corretta diagnosi.
Il solo ad avere la visione completa per una giusta diagnosi è l’uroginecologo.
Infatti la valutazione anatomica per intendere il giusto grado di prolasso dell’utero e della vescica ed intendere se è un prolasso che interessa un solo un organò o entrambi , utero e/o vescica, è un momento fondamentale che si esplica con la visita uroginecologica.
Oltre alla corretta analisi uroginecologica per valutare il grado di prolasso, è fondamentale anche la valutazione della funzione dei visceri ed in particolare la vescica.
L’esame essenziale per la valutazione funzionale della vescica è l’esame urodinamico completo, eseguito sempre dall’uroginecologo.
È fondamentale valutare con questo esame la fase di riempimento e di svuotamento della vescica, analizzando la variazione di volume e pressione all’interno della vescica, per avere una corretta visione della funzionalità della vescica.
Molto spesso infatti alterazioni funzionali possono essere presenti anche con una corretta anatomia.
Solo seguendo questo rigido protocollo diagnostico da parte di personale qualificato (uroginecologo) si può suggerire alla paziente il corretto percorso terapeutico, sicuro è risolutivo per la paziente.
In questo caso non vi sarà nessuna forzatura terapeutica, in quanto l’uroginecologo è formato sia per una visione di rieducazione e riabilitazione, e sia per un adeguato approccio chirurgico quasi sempre per via vaginale con tessuti nativi della paziente senza l’uso di materiale protesico.
Quando un prolasso deve essere operato?
L’indicazione chirurgica secondo le raccomandazioni della letteratura medica internazionale è molto chiara.
Infatti l’indicazione chirurgica si ha per un prolasso della vescica (cistocele) o dell’utero ( isterocele) quando il grado è maggiore del secondo o uguale al secondo se ci sono delle disfunzioni funzionali come un altero svuotamento.
La valutazione del grado del prolasso deve essere fatta da personale qualificato valutando la discesa dei viscero sia a riposo che sotto massima spinta o altre manovre suggerite dall’uroginecologo, oltre aver valutato il flusso urinario ed il residuo post minzionale.
La sola valutazione della anatomia deve essere sempre accompagnata da una valutazione funzionale dell’organo.
Altra valutazione non meno importante e forse anche più difficile, può essere la decisione di limitare l’intervento solo all’organo prolassato come la vescica o associare anche una asportazione dell’utero.
Infatti ci sono molti lavori scientifici che suggeriscono anche l’asportazione dell’utero per avere un migliore risultato anatomico e funzionale, ma qui subentra l’esperienza dell’operatore per interpretare nella maniera più corretta le linee guida internazionali o le raccomandazioni delle società di Uroginecologia.
Pertanto la chirurgia, come tutta la medicina, deve essere personalizzata alle caratteristiche cliniche e sintomatologiche delle pazienti.