Prolasso utero-vaginale
Il prolasso utero-vaginale è determinato dalla discesa degli organi pelvici (vescica, utero, intestino o retto) attraverso la vagina.
L’International Continence Society (ICS) definisce il prolasso utero-vaginale misurando la discesa di segmenti specifici rispetto all’imene.
Pertanto il grado di un prolasso utero-vaginale è misurato in base alla discesa dell’organo rispetto all’orifizio vaginale.
Quali sono i sintomi più comuni del prolasso
Le donne spesso riferiscono un senso di protrusione, ossia un ingombro fastidioso interno alla vagina, che aumenta la sera, e può dare anche difficoltà a camminare serenamente. Spesso si associa difficoltà alla minzione e sensazione di non riuscire a svuotare la vescica. Per tale motivo possono comparire anche sintomi urinari di urgenza ed incontinenza urinaria, spesso associato a cistiti. Il dolore pelvico e quello lombare possono anche essere associati. I rapporti sessuali sono fastidiosi ed imbarazzanti e non soddisfacenti
Quando si opera un prolasso utero-vaginale?
Abitualmente un prolasso utero-vaginale si opera per uno stadio superiore al 2°, ossia quando l’organo prolassato fuoriesce dalla vagina o quando è presente uno stadio di 2° grado con gravi sintomi invalidanti.
Le tecniche chirurgiche
È quasi unanimemente accettato che il primo approccio chirurgico deve essere effettuato con la chirurgia fasciale (senza utilizzo di materiale protesico). Vengono in questo modo utilizzati i legamenti e le fasce di sospensione degli organi pelvici. Con opportune tecniche chirugiche vengono ristabiliti gli opportuni livelli di sospensione degli organi pelvici. Nei casi di recidiva può essere utilizzata anche una chirurgia di tipo protesico.